S'i fosse morteL'identità dopo la vita

Cosa rimane dell'identità di ciascun essere umano dopo la sua morte? Con delicatezza, rispetto e curiosità, questi scatti provano a indagare, a restituire un universo di senso, di affetto al culto della morte nel Salento. Tutti ritornano come sono stati. E il ricordo diviene il solo miracolo di resurrezione.

Luogo:
Cimitero di Lecce
Cimitero di Nardò
Cimitero di San Cesario
Cimitero di Lequile
Cimitero di Cavallino
Anno:
2010

FORSE SARÀ VENTO

di Antonio Errico

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Forse sarà vento, sarà spiaggia, giardino, sarà alba, tramonto, un fumo d’osteria, sarà mare d’inverno, sarà piuma di neve, profumo di glicine o di gelso, oleandro.
Sarà notte chiara, nebbioso mattino, uno sguardo stupito, un colore mai visto, un capogiro improvviso, una luce screziata, la corsa sfrenata di un bambino tra il grano, un passo leggero che ritorna per le scale, sarà felicità, malinconia sottile, un turbinio di meraviglia, uno spasimo d’aria, pazienza o impazienza, sapienza o follia, frastuono o silenzio.
Forse sarà lo svelamento di un mistero, la tenerezza di una carezza sulla guancia, un volo di rondine stanca, una voce inaspettata, un azzardo di eternità, una sciarada del tempo.
Forse sarà un sogno lunghissimo, infinito.

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Sarà un ricordo che dura come un racconto di fiaba, un’ombra che passa negli occhi, una fuga affannata, un tinnire di parole nella lontananza, sarà una galaverna, un velo di rugiada.
Sarà un mulinare di foglie sul viale quando annotta e i fanali sbiancano lo scuro che s’acquatta e aspetta il viandante che vaga solitario per la vita.
Pavese. L’uomo mortale non ha che questo di immortale: il ricordo che porta e il ricordo che lascia.
Così portiamo dentro un oceano di ricordi.

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Giancarlo Greco e Massimiliano Manno si arrestano davanti all’indicibile, all’irrappresentabile. Nessun uomo può fare altro; nessuno uomo può fare di più. Hanno la delicatezza di lasciare che colui che guarda vada oltre l’immagine che loro propongono. Fanno in modo che ciascuno possa avere un pensiero ulteriore, fantasticare un altrove, disegnarlo a somiglianza del proprio mondo, dell’esistenza che scorre.
Uno si ferma davanti alle loro foto e pensa a una poesia di Nikos Kazantzakis: quella che dice che la Morte dorme e sogna l’esistenza di uomini vivi che innalzano case sulle terra e regni, e sogna che sorga il sole e poi sorga la luna, che giri la ruota del mondo e che ogni anno porti erbe e fiori e frutti d’ogni sorta.

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Ogni foto ci restituisce un universo di senso, di affetto. Tutti ritornano come sono stati. Il ricordo è un miracolo di resurrezione.
Uno guarda le loro foto e pensa a una vita che è una poesia. Un’altra poesia. Quoi? L’éternité. C’est la mer mêlée au soleil. Rimbaud.
Pensa e si domanda: dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley; dove sono Ella, Kate; Mag, Edith e Lizze; dove sono Isaac e la zia Emily, e il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton e il maggiore Walzer, dov’è il vecchio suonatore Jones.
All, all, are sleeping on the hill.
Tutti, tutti, dormono sulla collina.

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