Anima bellaVenitemi in sogno

Il Cimitero delle Fontanelle è uno dei luoghi più misteriosi di Napoli: un ossario nel Rione Sanità con migliaia di scheletri e teschi. È un posto singolare, pieno di leggende, sospeso tra sacro e profano, che racconta - meglio di altri aspetti della città - una parte importante del carattere napoletano.

Luogo:
Napoli
Anno:
2014

Il Cimitero delle Fontanelle di Napoli

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Il Cimitero delle Fontanelle di Napoli è forse uno dei luoghi più misteriosi della città. Di una città, Napoli, che di mistero – e di sotterranei e di sangue e di eventi inspiegabili - ne conosce eccome. Napoli, infatti, è una città d’ombra e di ombre. Dove l’oscuro, il mistero, la morte, l’aldilà sono tutto uno strano ribollire di vita. Il Cimitero delle Fontanelle è in realtà un antico cimitero di Napoli. Anzi, per meglio dire, è un ossario che si trova nel cuore del Rione Sanità. All’interno di questo cimitero ci sono centinaia e centinaia di teschi.

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Verso la metà del Milleseicento la città di Napoli fu letteralmente rasa al suolo dalla peste che causò trecentomila morti. I napoletani interpretarono questa tragedia come un tributo da pagare per chissà quali commesse (all’epoca i flagelli si credeva fossero supplizi dovuti a peccati commessi dalla comunità tutta). Due secoli più tardi fu invece il colera a provocare altre vittime. I resti dei morti per peste o per colera venivano portati in cave di tufo: come quelle che ospitano le Fontanelle. A questi si aggiunsero i morti che dopo l’arrivo dei francesi.

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Così è nato il Cimitero delle Fontanelle di Napoli: una enorme grotta di tufo dove pian piano vennero accatastati ossa e teschi dei napoletani che per un motivo o per un altro erano costretti ad abbandonare la vita terrena. Ma il vero significato del Cimitero delle Fontanelle di Napoli è un altro. E va ricercato nel rapporto che i napoletani hanno con l’Aldilà. Quello del Cimitero delle Fontanelle dovrebbe essere uno scenario macabro eppure non è così perché la religiosità atipica dei napoletani se ne è appropriata. In molti cominciarono ad adottare teschi anonimi traformandoli in personalissimi santi, dandogli addirittura un nome per identificarli dagli altri. E il santo personale veniva spesso posto dentro una teca: se il devoto se lo poteva permettere era una teca in marmo, altrimenti era sufficiente anche una scatola di latta (quella dei biscotti).

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A queste anime pezzentelle – così vengono chiamate - si poteva e si può chiedere di tutto, anche vincere alla lotteria: Anima bella venitemi in sogno e fatemi sapere come vi chiamate. Fatemi la grazia di farmi uscire la mia serie della cartella nazionale. Anima bella fatemi questa grazia, a buon rendere… (iscrizione rinvenuta all'interno di uno dei teschi). La Chiesa, preoccupata per il culto delle anime pezzentelle, così poco ortodosso rispetto ai suoi canoni, ne ordinò la chiusura nel 1969. Solo nel 2010, a seguito di una serie di iniziative, il sito è stato riaperto e reso visitabile. È un luogo singolare, pieno di leggende (come quella del teschio del Capitano sempre ben lucidato e senza mai un granello di polvere) che racconta meglio di molti altri aspetti della città una parte del carattere napoletano.

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